Il 2024 si è rivelato un anno decisivo per il comparto lattiero-caseario italiano. Con oltre 657 mila tonnellate di formaggi esportati e una crescita del +10,7% rispetto al 2023, l’Italia si conferma leader indiscussa nel panorama food internazionale, superando i 5,7 miliardi di euro di valore generati dalle esportazioni.
Un traguardo che riflette non solo la solidità del posizionamento e la leadership del Made in Italy in ambito gastronomico, ma anche l’impegno di una filiera che ha fatto della qualità, della specializzazione e della cultura di prodotto i suoi capisaldi.
Tra le realtà che meglio incarnano questo spirito c’è il Caseificio Ignalat, azienda pugliese con radici artigianali e visione globale, che interpreta questo boom dell’export non solo come un’opportunità, ma anche come una responsabilità, una chiamata a fare di più.
“L’export si conferma ancora una volta un fattore essenziale per la crescita del settore lattiero-caseario italiano ed una leva fondamentale per il mantenimento dei livelli produttivi, la stabilità occupazionale e il rafforzamento della filiera e della sua competitività” commenta Vincenzo Ignazzi, CEO ed Export Manager del Caseificio Ignalat.
A trainare le vendite internazionali, con performance eccellenti, sono soprattutto i formaggi freschi: Burrata, Stracciatella e Mozzarella rappresentano da sole circa la metà dell’intero valore esportato, registrando un incremento di oltre il 12%. Secondo i dati Clal, tra i mercati in crescita spicca il Sud-Est Asiatico (+20% di export nel 2024), con il Giappone in prima linea (12.835 tonnellate, +13,9%).
Questi numeri vanno però letti alla luce di una dinamica ben più profonda: non si tratta più di vendite occasionali, di tendenze o di fenomeni congiunturali, ma dell’affermazione di una domanda internazionale solida, consapevole e orientata alla ricerca di prodotti caseari autentici e fortemente identitari. Lo dimostra un dato di lungo periodo: negli ultimi dieci anni, le esportazioni sono aumentate dell’83% in volume, segno di una trasformazione del mercato globale legata, da un lato, alla crescente popolazione mondiale che alimenta la domanda di derivati del latte; e dall’altro, ai nuovi modelli alimentari che premiano regimi nutrizionali sani come la dieta mediterranea, in cui il formaggio trova una collocazione ideale.
In questo scenario, l’Italia non solo risponde a una domanda in crescita, ma la guida. Lo fa grazie a una filiera compatta, che ha saputo investire in modernizzazione e sostenibilità, ma anche grazie a una visione industriale che, senza rinunciare alla dimensione artigianale, ha compreso l’importanza di differenziare la propria offerta.
Il Caseificio Ignalat gioca un ruolo di primo piano in questo scenario, esportando oggi circa il 50% della propria produzione. L’azienda è già fortemente presente in Francia, Svizzera, Regno Unito, Spagna e Stati Uniti, ma sta crescendo anche nei mercati asiatici e mediorientali. Una sfida che l’azienda affronta ogni giorno con investimenti in ambito dell’innovazione tecnologica e della sicurezza alimentare. Al centro, però, resta la valorizzazione delle persone: casari esperti, artigiani del gusto, custodi di un sapere che si tramanda da generazioni.
“I mercati internazionali ci stanno dicendo chiaramente che apprezzano quello che facciamo. Ora sta a noi rispondere con coerenza, autenticità e visione” conclude Ignazzi. Il 2024 ha premiato il Made in Italy. Per il Caseificio Ignalat, l’obiettivo ora è di consolidare questo posizionamento, selezionare con cura i mercati da presidiare, costruire relazioni commerciali solide e durature, e valorizzare l’unicità dei prodotti caseari italiani.
Il successo dell’export italiano non è un punto d’arrivo, ma l’inizio di una nuova fase di sviluppo consapevole, che punta a far conoscere sempre più il valore del formaggio artigianale italiano nel mondo.